francesco Alfonso

Gentili tutti, mi chiamo Ilaria, vi scrivo per onorare la memoria di mio nonno Francesco Alfonso che ci ha lasciato il 24 febbraio 2020.

Tra i suoi scritti, abbiamo trovato una lettera destinata a ciascuno di noi con un pensiero anche per l’Associazione Nazionale Mutilati e Invalidi di Guerra che mi permetto di riportare per conoscenza, come avrebbe desiderato:

Fratelli, sorelle, giovani, come vedete pochi giorni prima del mio aggravamento vi pensai tutti e come salutarci per questo ultimo mio e non avendo altro di più prezioso, in breve vi preparai la conoscenza della mia sofferenza e del mio travagliato destino.

Alfonso Francesco, classe 1920 appartenevo ad una modesta famiglia agricola di religione cattolica e avevo la mia piccola licenza elementare.

L’anno 1940 a circa 19 anni venivo chiamato per il servizio di leva militare, dopo 3 mesi di addestramenti per trasmissione radio telegrafista e servizio mitragliatore, nel dicembre 1940 venivo assegnato al 131° Reggimento carrista corazzato della Prima Compagnia di Comando.

Il mese di marzo 1941 anche per poco perché allora si trattava di correre partecipai al primo difficile attacco della guerra lampo in Albania e Croazia, poi in brevissimo tempo, tutto il restante del nostro reparto fu aggregato al Comando della Divisione Ariete che per via aerea raggiungevamo e che già operava in grave difficoltà sul fronte dell’Africa Settentrionale. E come sopra, anche questo viaggio fu tremendo perché nel cielo di Malta ci fu un grosso scontro a fuoco, quattro dei nostri quadrimotori scendevano nel Mediterraneo e noi atterrammo nel deserto egiziano dove per circa un anno ancora ci accompagnò il grande terrore per la reggenza della grande roccaforte di El Alamein.

Eravamo senza acqua e spesso filtravamo la benzina per una goccia d’acqua sulle nostre labbra, spesso mancavano le munizioni e le nostre sofferenze erano penetranti.

Dal 23 ottobre al 15 novembre si sferrò la più grande battaglia dell’Africa con lo scopo di sfondare tutto il fronte e dare ritirata a chi toccava…

le nostre forze non mancavano, ma mancò la fortuna.

Io cadevo ferito il giorno 12 con la perdita di una mia gamba, il momento fu molto pericoloso e assai difficile perché eravamo in spostamento di ritirata per arrivare almeno a Tripoli o in Tunisia, le strade non c’erano più e la distanza da percorrere era di circa 3450 chilometri e così cominciò un altro mio calvario.

Le mie cure furono lunghe e complicate , nell’anno 1945 durante il controllo di tutti i militari mi fu consegnata la Croce al valore di guerra; l’anno 1947-48 l’onorevole Amministrazione comunale di Castelliri mi conferiva l’incarico di messo comunale, successivamente la Pretura di Sora con regolare decreto mi dava carica di Usciere dell’Ufficio di Conciliazione di Castelliri, l’anno 1950, l’Amministrazione del comune di Castelliri con regolare delibera del consiglio mi nominò Economo del comune.

Miei cari tutti, come ancora vedete, prima tutto per la vita, dopo tutto per le sofferenze, ora per la Pace, Dio per me sia sempre benedetto.

Tanti ringraziamenti e saluti a tutti, con l’aiuto del Signore vi auguro ogni bene, per tutti.

Vostro fratello, Alfonso Francesco.”

La sua vita è stata una vita lunga ma piena di ostacoli e sofferenze: fisiche, dovute ai forti dolori causati dal moncone, ricordo ancora bene le cicatrici e le notti in cui i dolori non davano tregua e sofferenze spirituali a causa di lutti e dispiaceri personali. Tuttavia, il bene e la bontà che caratterizzavano il suo animo e la serietà con cui ha portato avanti i suoi impegni professionali delineano il ricordo di un uomo benvoluto da tutti, parenti, amici, colleghi e semplici conoscenti.

Non è mai troppo presto per lasciare andare chi abbiamo amato, ma siamo grati per averlo avuto tra noi.

Vi ringrazio per il tempo che mi avete dedicato e vi porgo i miei più sentiti saluti.

Ilaria Larocca

nipote di Francesco Alfonso, Castelliri (FR)