Giornata in ricordo dei soci scomparsi di Mondovì

18 Luglio 2024, pubblicato da

La manifestazione si è svolta nella mattinata di domenica 30 giugno, nell’area dedicata ai caduti in guerra del Cimitero di Mondovì. E’ stata inaugurata una lapide, deposta a ricordo dei Soci defunti della Sezione di Mondovì  e sono stati posti a dimora due alberi di ulivo a ricordo dei caduti.

La cerimonia ha avuto inizio con l’inno nazionale eseguito al flauto da Maddalena Lanfranco, prossima al diploma di conservatorio ma già vincitrice di importanti concorsi a livello nazionale ed attualmente impegnata nell’esame di maturità classica, la quale ha voluto comunque onorare, con questa esibizione, la memoria del nonno Dante Gonella, per molti anni socio e dirigente della Sezione.

La Presidente della Sezione di Mondovì, professoressa Cristina Barberis ha poi salutato e ringraziato i presenti ed illustrato l’ iniziativa con la relazione riportata di seguito: “Ritengo doveroso prima di iniziare porgere un sincero ringraziamento a tutti gli intervenuti a questa cerimonia perché la presenza di tante persone l’arricchisce e contribuisce a rafforzarne lo spirito. Grazie. Ringrazio in particolare:

  • Il vicesindaco di Mondovì, dott. Gabriele Campora
  • I rappresentanti dei sindaci di Battifollo e Villanova Mondovì
  • Il Comandante della Compagnia dei Carabinieri
  • Il senatore Lorenzi
  • Il consigliere e assessore regionale dott. Paolo Bongiovanni
  • Il consigliere comunale dott. Rocco Pulitanò
  • Il dott. Marco Botto
  • I presidenti delle associazioni monregalesi degli Alpini, dei Carabinieri e dei Finanzieri presenti con le rispettive bandiere
  • Il presidente regionale ANMIG e i presidenti delle sezioni di Alba, Chieri, Cuneo, Torino, Torre Pellice, Gassino e i loro accompagnatori
  • I soci, i simpatizzanti, gli amici che sono qui per condividere questo momento

A TUTTI UN GRAZIE DI CUORE! Entrando nel merito illustro brevemente chi siamo e per quale motivo siamo qui. L’ ANMIG è nata il 29 aprile del 1917 nelle corsie di un ospedale milanese, mentre ancora infuriava la guerra, per rappresentare e tutelare coloro che tornavano dai campi di combattimento con gravi invalidità e mutilazioni e per dare una risposta organizzativa a una situazione che assumeva via via connotati drammatici. Ma, da subito, non si limitò all’ aspetto rivendicativo in quanto coloro che avevano vissuto gli orrori bellici avvertirono il dovere di renderli pubblici e gridare con forza a tutto il paese la necessità di condannare la barbarie della guerra e di promuovere una convivenza civile tra i popoli operando in difesa della pace e della libertà. Sono questi i principi contenuti nel   Manifesto che la neonata associazione lanciò in occasione della fine del conflitto, il 4 novembre 1918 e che sono stati sanciti nello statuto sociale: nel ricordo del dovere compiuto per la Patria e nell’auspicio dell’eliminazione delle guerre, operare per il consolidamento della Pace, della cooperazione e dell’amicizia tra gli Stati, dello sviluppo civile, giusto e democratico del nostro paese. La sezione di Mondovì è stata una delle prime in Italia, in quanto è nata in quello stesso anno, 1917, e da allora ha sempre operato nel territorio monregalese e non solo. Ha toccato nel secondo dopoguerra un migliaio di soci raggruppati in 25 fiduciariati, dislocati in un ampio territorio della Provincia, dalla pianura monregalese, all’alta val Tanaro, fino a sconfinare anche in alcune sedi liguri. Cito ad esempio Carrù, Villanova, Torre, e poi Ceva, Garessio, Monesiglio. Ha sempre operato per l’assistenza dei propri soci e per la presenza alle manifestazioni promosse dai numerosi comuni del territorio. Chi è di Mondovì o è attivo nel settore sicuramente ricorderà gli ultimi Presidenti, il Cav. Agostino Curti, il Rag. Francesco Giordano, il Grande ufficiale Attilio Barberis, ma voglio ricordare anche il Presidente onorario Michele Bruno, fiduciario di Villanova, il professor Giovanni Raineri, il geometra Gonella, fiduciario di Monesiglio, il Signor Sebastiano Caramello, fiduciario a Torre e tutti gli altri dirigenti che nel corso degli anni si sono adoperati per il funzionamento della Sezione. Negli anni recenti la Sezione ha attraversato un periodo di difficoltà e di operatività limitata dovuto dapprima alla età dei dirigenti che ne limitava l’attività e poi al venir meno del loro apporto.  E’ toccato allora a noi, figli e nipoti delle vecchie colonne decidere se abbandonare ogni attività o continuare il lavoro dei nostri padri.  E’ allora emersa la volontà, da parte di molti, di conservare in vita la Sezione creata e mantenuta attiva dai nostri padri, e da altri prima di loro, per oltre un secolo e si è creato un gruppo di persone disposte ad impegnarsi quali dirigenti della Sezione. E devo sottolineare con orgoglio che tra i nuovi soci e dirigenti possiamo annoverare anche giovani interessati ed attivi. Purtroppo, la necessità di riorganizzarci e circostanze avverse quali pandemia e lockdown ci hanno impedito di realizzare da subito il nostro progetto e solo da poco abbiamo potuto organizzare Assemblee come quelle di un tempo e riprendere i contatti con l’Amministrazione cittadina e con le altre Associazioni. La prima cosa che abbiamo deciso di fare è stata quella di organizzare questa cerimonia per rendere omaggio ai soci della sezione defunti, ai nostri padri, ai nostri nonni: vogliamo ricordarli con una lapide deposta in questa zona del cimitero, accanto a quelle di altre associazioni, nell’ area dedicata al ricordo dei caduti. Ma vogliamo che sia una lapide non solo commemorativa. Nello spirito dell’Associazione, la lapide contiene un doppio messaggio. Il logo rappresentato vuole ricordare il loro sacrificio perché tra due rami d’ulivo troviamo l’elmetto, simbolo del dovere compiuto a servizio della patria, la stampella a ricordare le menomazioni e i danni subiti e la medaglia quale simbolo dell’eroismo del loro operato. Il secondo messaggio sta nelle parole incise che ricordano come dal loro esempio debba nascere un messaggio di pace indelebile…MAI PIU’ GUERRE! Inoltre, trovandoci in questo luogo, non potevamo esimerci dal ricordare i caduti qui sepolti. Non potendo deporre un fiore su ogni tomba, abbiamo pensato ad una pianta per ricordare tutti loro, volendo dare così anche un messaggio di vita che continua e di attenzione all’ambiente. E sicuramente è l’ulivo l’albero più adatto perché è anche il simbolo della pace e della concordia. Questi due alberelli che speriamo crescano rigogliosi vogliono essere anche un omaggio che lasciamo alla città di Mondovì insieme ad un suggerimento:   creare qui una sorta di giardino della pace, un luogo in cui il messaggio di pace nasca dalla memoria di cui è densamente popolato…ricordo dei caduti qui sepolti, di coloro che hanno subito menomazioni e danni gravi per fatti bellici, delle associazioni d’arma che rappresentano le forze che hanno operato e tuttora operano a salvaguardia del paese e per tutelare la pace nel mondo. Questo messaggio di pace è quanto mai attuale perché il nostro paese, il nostro mondo, dopo un lungo periodo di pace è stato scosso negli ultimi anni da due eventi bellici drammatici, sanguinosi e disastrosi sul piano economico e sociale, nati, come tutti sappiamo, per atti ostili e rivendicazioni territoriali ingiustificati. Ma allora gli orrori delle guerre non ci hanno insegnato nulla? Viene da chiedersi, citando Primo Levi: “Perché la memoria del male non riesce a cambiare l’umanità? A che serve la memoria?”

Basta documentarsi con una breve ricerca per sapere che la guerra in Ucraina e e il conflitto in Palestina non sono le uniche nel mondo. Si scopre allora che sono 59 le guerre in corso nel mondo in questo momento. Una  analisi di International Crisis Group, una ONG che lavora per prevenire e risolvere conflitti mortali, segnala che il numero di guerre nel mondo dal 2011 aumenta senza sosta Una dilatazione delle aree di guerra che – si sottolinea – produce soprattutto pesantissime conseguenze sulla popolazione civile e sui bambini.   Conflitti sono esplosi in Libia, Siria e Yemen, nel Sahel, Azerbaigian e Armenia Nagorno-Karabakh; in Etiopia in Myanmar, in Sudan e in molti altri Paesi. Il numero di morti a causa delle bombe, di sfollati e di persone che non potrebbero sopravvivere senza aiuti umanitari è in costante aumento. Si punta alla vittoria, non agli accordi. Anche se  i paesi  puntano alla fine della guerra, la pace non è negoziabile con un accordo, ma può derivare solo dalla vittoria. In tutti questi luoghi la diplomazia ha lavorato per negoziare l’accesso degli aiuti umanitari o lo scambio di prigionieri, ma questi sforzi, seppur fondamentali, non sostituiscono la politica. Laddove i combattimenti sono finiti, la pace ritrovata è una conseguenza più della vittoria sul campo che degli accordi politici. Cosa c’è che non va? Le grandi crisi internazionali – scrivono gli analisti dell’International Crisis Group – dipendono spesso dalla mancanza di azione politica globale. I vincoli all’uso della forza, per esempio, si stanno sgretolando. Anche nelle crisi in cui non sono direttamente coinvolte, le grandi potenze oggi discutono più su cosa dovrebbe fare la diplomazia e su come appoggiarla, invece di impegnarsi a trovare soluzioni di pace.  La risposta alla domanda che ci siamo posti citando Primo Levi è, forse, che talvolta la memoria è fine a se stessa, semplice ricordo, o, ancora peggio, la memoria degli orrori passati viene usata per legittimare nuovi orrori. Il buon uso della memoria è invece quello che fa sì che, rammentando le tragedie del passato ci educhiamo affinchè tali tragedie possano non più ripetersi. In tal caso si può dire, citando la senatrice Liliana Segre che “La memoria è l’unico vaccino contro l’ indifferenza”. In conclusione, ribadiamo che l’impegno per la pace dell’ ANMIG è quello della testimonianza: dobbiamo mantenere viva la memoria delle gesta e dei sacrifici di chi ha donato la propria giovinezza per mettersi al servizio della Patria, dobbiamo ricordare il senso del dovere, di rispetto per lo Stato e le sue istituzioni, di rigore e spirito di collaborazione, e soprattutto di ricerca e tutela della pace, quanto mai necessaria in questo periodo. Ma, nel contempo, con le manifestazioni, con le lapidi, coi monumenti rivendichiamo il dovere di riconoscenza e di rispetto da parte di quello stesso Stato, per tutti coloro che ad esso prestarono gli anni migliori della propria vita, subendo danni gravi e permanenti. Ed attuale ed importante è anche il messaggio che l’ANMIG del Piemonte intende lanciare da qualche anno con l’ impegno per la costruzione del monumento dedicato “ai mutilati ed invalidi di guerra” e con tutte le iniziative collegate, come la realizzazione di banner e murales nell’ambito del progetto MAI PIU’ GUERRE perché questo è il messaggio che ci hanno lasciato i nostri padri e i nostri nonni e questo è l’auspicio che tutti noi formuliamo! Concludo citando le parole dense di significato che Papa Francesco ha pronunciato su questo argomento e che portano al nostro stesso messaggio. “Per fare la pace ci vuole coraggio, molto di più che per fare la guerra. Ci vuole coraggio per dire sì all’incontro e no allo scontro; sì al dialogo e no alla violenza; sì al negoziato e no alle ostilità; sì al rispetto dei patti e no alle provocazioni; sì alla sincerità e no alla doppiezza. Ci vuole coraggio e grande forza d’animo per dire mai più la guerra, con la guerra tutto è distrutto!”.

E’ successivamente intervenuto il vice sindaco di Mondovì, dott. Gabriele Campora, il quale ha portato il saluto del Sindaco. Ha voluto sottolineare l’ attività svolta dalla Sezione ANMIG nel corso degli anni per rappresentare e tutelare coloro che hanno subito gravi e permanenti danni fisici in guerra e ha espresso grande soddisfazione per la manifestazione odierna che consente di ricordare e rendere onore ai mutilati e invalidi di guerra e ai caduti che riposano in questo cimitero e di ribadire l’importanza di valori imprescindibili come la pace, la libertà e la democrazia. Si è poi soffermato sull’orrore della guerra e sulla difficile situazione attuale, con paesi coinvolti in gravi e sanguinosi conflitti da cui è difficile individuare una via d’uscita.  Ha ringraziato la Sezione di Mondovì e l’ANMIG tutta per l’attività intrapresa con manifestazioni ed altre iniziative che ricordano gli orrori della guerra e l’ importanza della Pace, della Democrazia e della concordia tra i popoli, contro tutte le guerre e contro ogni forma di violenza.

Il prof. Stefano Drago, Presidente regionale ANMIG, ha poi illustrato la posizione e le iniziative dell’ANMIG Piemonte in un intervento, ricco di dati e riferimenti storici.

Ha fatto seguito un breve intervento della rappresentante del Comune di Battifollo, assessore Amalia Ruffino, che ha ricordato la positiva collaborazione con la Sezione e, in particolare, col Presidente Attilio Barberis e il contributo in vite umane che il suo piccolo paese montano ha dato alle due guerre mondiali. Concordando col messaggio scolpito sulla lapide, ha concluso citando parole di pace di Papa Francesco.

La cerimonia è proseguita con la benedizione della lapide officiata dal cappellano militare, mons. Jean Pierre Ravotti che ha pronunciato parole di benedizione, di pace e di ricordo per i mutilati e gli invalidi di guerra.

Infine c’è stato il taglio del nastro tricolore da parte della vedova, Maria Gonella, che con voce commossa ha ringraziato la Sezione e ricordato il marito e tutti gli altri soci scomparsi.

In conclusione, ancora spazio ai giovani della Sezione di Mondovì. La dott. Chiara Figone, vice presidente della sezione ANMIG di Mondovì ha letto la preghiera per la pace di Papa Giovanni Paolo II e Maddalena Lanfranco ha eseguito il Silenzio con il suo magico flauto.