L’arte in prigionia a Bari
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L’arte nata dal dolore nei campi di internamento tedeschi: a Bari le opere dei militari prigionieri
Dissonanze sonore e visive per raccontare il dolore degli internati militari italiani nei campi di concentramento tedeschi durante la Seconda guerra mondiale. Dissonanze e contrasti, tra la bruttura di specchi deformanti, accompagnati a suoni aggressivi, e la bellezza dell’arte con le opere realizzate dagli stessi internati. Una riflessione che vuole sviluppare il progetto artistico “Lcs-Anei”, che dal 31 gennaio è stato trasferito dall’Università La Sapienza di Roma alla Casa del mutilato di Bari dove rimarrà fino al 20 marzo. “L’opera si compone di due cubi che vengono tagliati da un cilindro. Rappresenta l’anima deformata dall’internamento militare” spiega Nico Bufi, presidente dell’Associazione mutilati e invalidi di guerra Puglia. I visitatori che entrano al suo interno vengono accolti da sonorità stranianti e hanno la possibilità di accedere a due stanze contenenti copie di foto, dipinti, poesie, disegni e sculture realizzati dagli internati durante la prigionia tra il 1943 e il 1945. L’opera – realizzata dallo studio romano Warehouse of architecture and research su iniziativa dell’Associazione nazionale mutilati e invalidi di guerra, dell’Associazione nazionale ex internati e dell’Associazione Vittorio Manenti con il finanziamento dell’Ambasciata della Repubblica Federale di Germania in Italia, tramite il “Fondo italo-tedesco per il futuro – si potrà visitare dal lunedì al venerdì (ore 10-12 e 17-19) previa prenotazione. Qui il video: https://youtu.be/U3IG3DWDAdM?si=2iOFOI5cLVdmDuvA
(Articolo di NATALE CASSANO su La Repubblica)