Tradizioni di Fede e di Memoria – Un racconto di Rita Nencioni
Trovandomi per le vacanze pasquali a Palermo, ho letto sui giornali locali che nel giorno del Venerdì Santo una trentina di processioni avrebbero percorso le vie della città in zone centrali o periferiche.
Una grande statua di Maria (alta circa 180 cm.) avvolta nel manto bruno dell’Addolorata segue la statua del Figlio, il cui corpo insanguinato è disteso in una bara di vetro. Le due statue vengono trasportate con i fercoli, pesanti strutture lignee, opera di alto artigianato se non addirittura di notevole valenza artistica (le più antiche sono esposte in musei cittadini) le cui aste (stanghe) sono sostenute da numerosi uomini (dai trenta ai quaranta, per lo più giovani) che devono essere bravissimi nel coordinare i loro movimenti.
Tra i manifesti apposti per le strade di Palermo, uno indicava il percorso della processione organizzata dalla parrocchia di San Matteo al Corso e dalla Congregazione di Maria SS. Addolorata dei Mutilati e Invalidi di Guerra: esiste ancora in Italia una Confraternita intitolata al nome dei Mutilati e Invalidi di Guerra.
Nel suo itinerario la processione avrebbe fatto sosta dinanzi al Sacrario ai Caduti; infatti, quando giunse innanzi alla Casa del Mutilato, la processione si fermò, perché il Sacrario dei Caduti in Guerra è in cima all’alta scalinata antistante la Casa del Mutilato.
Le immagini dell’Addolorata e del Cristo furono deposte a terra in direzione del Sacrario e Maria in quel momento rappresentò spiritualmente tutte le madri che hanno pianto un loro figlio morto in guerra.
Il sacerdote che guidava la processione pronunciò una breve omelia approfondendo questo concetto, rendendo omaggio a tutti i Caduti di tutte le guerre e pregando affinché mai più debba scorrere quel pianto materno.
Anche il vicepresidente dell’ANMIG di Palermo salutò la processione con brevi parole di auspicio di pace e giustizia e dall’Associazione fu offerto un mazzo di fiori che fu collocato ai piedi della Madonna. Poi il mesto corteo riprese il suo cammino nella tiepida notte palermitana.
Una pia tradizione che ci fa piacere segnalare.
Rita Nencioni