Breve viaggio nella memoria, il racconto di Alvaro Fabbri
PERUGIA – E’ stato proprio un viaggio nella memoria quello che ho fatto alla fine di agosto di quest’anno a Piani di Luzza in provincia di Udine, al confine tra Friuli e Veneto.
A distanza di 56 anni, infatti, sono tornato a visitare la colonia montana nel comune di Forni Avoltri, tra Carnia e Cadore, dove nell’agosto del 1961 fui mandato dall’ O.N.I.G., in quanto figlio di mutilato di guerra, a trascorrere un mese di vacanze per godere della salubre aria di montagna. Confesso che ho provato un’emozione molto forte nel rivedere quell’enorme fabbricato situato a quota 1050 metri s.l.m. circondato da alte vette, con boschi di abeti e larici, prati verdi e sentieri per passeggiate in mezzo alla natura. La struttura, che è tuttora funzionante come villaggio Ge.Tur. (centro che opera nel turismo sociale, sportivo e assistenziale), è formata da diversi padiglioni con spazi ben organizzati ed è attrezzata con campi di calcio, calcetto, basket, pallavolo e piscina. Nel grande piazzale dove noi “garibal-dini” al mattino facevamo l’alzabandiera, ci sono ancora le tre aste che sorreggono le bandiere…
Mi ricordo ancora la lunga passeggiata di un’intera giornata che facemmo da Piani di Luzza fino a Cima Sappada in Cadore, per restare qualche ora sulle rive del Piave, il fiume sacro d’Italia, che qui scorre come torrente, poiché le sue sorgenti sono vicine appena pochi chilometri più in alto sul monte Peralba, che fa da confine naturale con l’Austria.
In quei giorni trascorsi in colonia, la direttrice organizzò la redazione di un giornalino e invitò alcuni di noi ragazzi a collaborare, scrivendo degli articoli riguardanti le nostre impressioni su quell’esperienza o a raccontare qualche episodio particolare di vita insieme.
Anch’io feci parte con piacere di quel gruppetto di giornalisti in erba: ma la cosa bella fu che, una volta tornato a Perugia, qualche mese più tardi mi capitò tra le mani il notiziario dell’O.N.I.G. (il periodico stampato a Roma e spedito a mio padre) e, con grande sorpresa, ritrovai nella rubrica “Voci dalle colonie” due dei miei articoli scritti nel giornalino durante quel periodo! Poiché però nel corso degli anni quel notiziario cartaceo è andato purtroppo perduto, con l’aiuto della nostra Presidente di sezione Rita Bacoccoli, di Remo e Riccardo Gasperini, dopo vari tentativi siamo riusciti per fortuna a recuperare le pagine interessate, che ci sono state inviate per via digitale dal Centro di Documentazione nazionale ANMIG di Roma.
Infine una riflessione: in quei luoghi della memoria che hanno visto combattere aspre battaglie per la difesa o per la riconquista di territori, questo breve viaggio consolida in me il pensiero che noi, come figli di mutilati e invalidi di guerra, dobbiamo essere fieri dei nostri padri che hanno mostrato coraggio e generosità, sacrificando gli anni migliori della loro gioventù per il bene della Patria. Ma nel contempo ciò rafforza in me l’idea di costruire il valore della pace e della tolleranza per rinsaldare la fratellanza tra i popoli.
Il socio Alvaro Fabbri