I monumenti ai Caduti nelle Marche
MONUMENTI AI CADUTI, IL LORO SIGNIFICATO
Il Comitato regionale delle Marche, presieduto da Franco Ortolani, ha pubblicato un’interessante raccolta di fotografie e notizie su “I monumenti ai Caduti nelle Marche” che fa seguito all’analogo lavoro edito nel marzo 2011. Pubblichiamo il capitolo introduttivo.
“Monumento” è un’opera creata dall’uomo allo scopo di conservare in futuro la memoria di singoli avvenimenti. I monumenti eretti in molte città e paesi d’Italia a ricordo dei caduti della Prima Guerra Mondiale rientrano a pieno titolo in questa definizione, anche se questi, al momento della loro edificazione, assunsero un valore speso ricco di significati simbolici in gran parte non presenti prima nella monumentalistica tradizionale.
Al contrario dei grandi cimiteri militari, i monumenti, con la Prima Guerra Mondiale, si caricarono di nuovi significati.
Il gran numero di morti, le perdite che avevano colpito praticamente ogni famiglia di ciascun paese, insieme alla disastrosa situazione economica in cui si trovarono i vari stati alla fine della guerra, determinarono la necessità di razionalizzare e idealizzare la memoria della guerra appena terminata, trasfigurandola in quel “Mito della Grande Guerra” necessario a dare senso e valore alla drammatica esperienza vissuta, fino a renderla quasi sacra.
La costruzione del mito fu solo in parte un’operazione artificiosa, assumendo spesso per reduci e famiglie dei caduti un preciso significato di superamento del dolore e di riconoscimento comunitario.
Di certo il mito venne utilizzato anche a fini politici e di propaganda.
Ciò che li rende in qualche modo unici sono l’idea e l’ideologia che ne stanno all’origine. Pur non avendo un legame diretto con i corpi dei caduti, la loro funzione non fu solo quella di celebrare il coraggio e il valore di un esercito o di ricordare dei soldati morti in battaglia, ma di identificarli singolarmente come eroi, vittime consapevoli e garanti di un dovere collettivo verso la Patria.
Con la Grande Guerra i monumenti ai caduti cessarono di essere testimonianze anonime e su di essi iniziarono a comparire i nomi dei singoli soldati, nel tentativo generalizzato di onorare ciascun morto in guerra non per delle gesta individuali, ma come parte di un progetto più “alto”, quello di rendere potente l’idea di Patria quale simbolo di aggregazione sociale.
I monumenti costituivano il centro focale del culto dei caduti, in quanto, proprio loro, e non le singole tombe, servivano a commemorarne il sacrificio.
Attraverso di essi veniva inoltre celebrata una sorta di “eguaglianza” di fronte alla morte in battaglia indipendentemente dal grado militare di quanti avevano sacrificato la vita per la Patria. Il gesto eroico di un soldato semplice veniva equiparato al valore di un alto ufficiale, ponendo quindi su di uno stesso piano, attraverso l’iscrizione e l’esposizione collettiva dei loro nomi, individui che in vita erano stati invece separati da differenze sociali, economiche e intellettuali.
Se l’obiettivo immediato dei monumenti era la commemorazione dei soldati morti sul campo di battaglia, e in particolare quelli originari della località in cui veniva eretto il monumento, i testi delle lapidi ed il tipo di raffigurazione ne facevano emergere anche uno altrettanto importante.
Iscrizioni e sculture infatti tendevano a descrivere la guerra come sofferenza giusta e quasi necessaria. I soldati venivano rappresentati come eroi che consapevolmente e volontariamente, avevano sacrificato la propria vita per la patria. Monumenti e lapidi presentavano dunque la guerra come momento di “grandezza” e di esperienza sostanzialmente “positiva” per la comunità civile. E’ chiaro dunque che la loro progettazione aveva lo scopo non solo di offrire alle famiglie un conforto e una giustificazione per la morte dei loro cari, ma anche di costruire la memoria di una guerra “grande” che permettesse ai sopravvissuti di affrontare meglio una realtà sociale ed economica quotidianamente molto difficile.
Oggi prevale una visione dei monumenti come veicoli di ideali politici, da quello repubblicano a quello nazionalista e/o come testimonianze storico/artistiche e architettoniche. Questo è però ciò che di visibile rimane a distanza di così tanto tempo ora che lutto e tragedia sono così lontani.
In realtà per le generazioni che hanno vissuto la guerra i monumenti avevano, certamente, un significato politico, civile, artistico, estetico, economico, ma anche, senza dubbio, un importante significato strettamente “esistenziale”.