Il Presidente Traversaro ci ha lasciati
Chi conosceva Bernardo Traversaro aveva subito la sensazione di trovarsi di fronte ad una persona perbene, educata e dalle buone maniere. Si rimaneva immediatamente colpiti dalla sua purezza e semplicità d’animo, dalla sua grande disponibilità e apertura al dialogo.
Non era difficile essere travolti dalla sua gioiosa serenità, una caratteristica che si ritrovava in tutto ciò che faceva, nonostante la vita lo avesse messo spesso di fronte a situazioni difficili.
Si è dedicato con amore, dedizione e passione al suo lavoro, alla sua famiglia, alla sua seconda famiglia, quella del Sacrificio, divenendo un sicuro punto di riferimento ed un esempio di forza e coraggio.
Durante la Seconda Guerra Mondiale prese parte alla Resistenza nella Divisione Garibaldina Coduri, che operava nella VI Zona ligure.
Ad ottobre del 1944 nei pressi del Santuario della Madonna della Guardia, a Velva, durante uno scontro a fuoco con reparti tedeschi appoggiati dagli alpini della “Monterosa” della RSI, rimase ferito al una gamba con altri tre compagni. Durante la convalescenza ci fu un rastrellamento. Era ormai l’inverno del ’44. Scampò alla cattura e alla fucilazione rimanendo sepolto nella neve per un’intera settimana, fino a quando fu soccorso e portato in salvo dai compagni.
Nominato sottotenente, decorato con due croci al merito di guerra, alla fine del conflitto, fu riconosciuto Invalido di guerra per ferita riportata in combattimento.
Socio dell’Anmig dal 1946, ricoprì tutte le cariche associative, da Segretario a Presidente della Sezione di Rapallo, fino all’elezione al gradino più alto, quello di Presidente Nazionale.
E in quell’occasione – era il 18 settembre 2012 – Egli chiamato a ricoprire la massima carica associativa, non nascondendo le difficoltà del momento, affermò “come ho sempre fatto da combattente, partigiano e soldato non mi tirerò indietro!”.
Oggi tutto il mondo combattentistico lo piange e lo ricorda con affetto, stima e riconoscenza.
I tanti anni di frequentazione mi hanno insegnato che la famiglia del sacrificio è un dono prezioso, che va custodito e consegnato ai nostri figli e nipoti.
Porto sempre nel mio cuore le tue parole: “Siamo orgogliosi di non lasciare eredi” e da parte mia continuerò la tua opera, trasmettendo alle nuove generazioni i valori nei quali tu carissimo Amico e Maestro, hai sempre creduto: giustizia sociale, libertà, democrazia, solidarietà.
L’insegnamento più prezioso che ci hai lasciato è stato farci conoscere il valore dell’amicizia.
Grazie
Claudio Betti