A Massa celebrato il “Giorno del Ricordo”
Nell’Aula Magna del Liceo Classico Statale “P. Rossi” di Massa, nell’ambito delle manifestazioni per il “Giorno del Ricordo”, l’ANMIG della Sezione Provinciale di Massa Carrara ha incontrato gli studenti e gli insegnanti alla presenza di numerose autorità e del Vescovo Giovanni Santucci.
L’incontro, avente il titolo “Foibe e l’Esodo. Storie e memorie dei profughi della Venezia Giulia dell’Istria e della Dalmazia” è stato un’occasione ulteriore per rinsaldare il rapporto tra le vecchie e le nuove generazioni e riportare alla luce la storia di questi luoghi, restituire la verità alla storia e non dimenticare il dramma degli esuli istriani e fiumani.
Sono intervenuti, tra gli altri, il Presidente e il Segretario del Comitato Provinciale dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia.
Il fine di questa iniziativa è quello di sensibilizzare gli studenti su un tema che ancora oggi suscita polemiche, risentimenti e memorie contrapposte.
Durante il confronto sono state proiettate immagini e documentari per far capire meglio quei fenomeni tragici che caratterizzarono uno dei periodi più cupi della nostra storia.
Nel solco delle attività promosse negli anni scorsi dalla nostra Associazione, si è ritenuto opportuno, quest’anno, organizzare questo incontro per diffondere la conoscenza dei tragici eventi che costrinsero centinaia di migliaia di italiani, abitanti dell’Istria, di Fiume e della Dalmazia a lasciare le loro case, spezzando secoli di storia e tradizioni. Si è trattato di italiani che per mantenere la cittadinanza hanno dovuto lasciare le loro case.
Sono trascorsi 70 anni dalla firma del Trattato di pace tra l’Italia e le potenze alleate, avvenuta il 10 Febbraio del 1947, una firma e un trattato che segnarono la tragedia delle popolazioni dell’Istria del Quarnaro e della Dalmazia. Alle migliaia di assassinati fatti scomparire nelle Foibe, si aggiunsero così i 300.00 profughi che preferirono abbandonare tutto con la speranza di trovare accoglienza nella nuova Italia e si ritrovarono bistrattati, vilipesi, accusati di essere fascisti non più dai titini impegnati nella pulizia etnica, ma dagli stessi italiani che credevano fratelli.
Il giorno del ricordo deve essere un ammonimento, affinché non ci sia più la violazione della dignità umana.
Un episodio cupo della storia contemporanea, avvolto a lungo dal silenzio, definito dal Presidente Mattarella “una pagina strappata nel libro della nostra storia”.
L’occupazione jugoslava, che a Trieste durò 45 giorni, fu causa non solo del fenomeno delle foibe ma anche delle deportazioni nei campi di concentramento jugoslavi di popolazioni inermi.
In Istria, a Fiume e in Dalmazia, la repressione Jugoslava costrinse molte persone ad abbandonare le loro case. La popolazione italiana che apparteneva a quella regione fu quasi cancellata e di quell’orrore, per troppo tempo , non si è mantenuto il doveroso ricordo. Non possiamo dimenticare e cancellare nulla; non le sofferenze inflitte alle minoranze negli anni del fascismo e della guerra, né quelle inflitte a migliaia e migliaia di italiani.
Ciascun paese ha il dovere di coltivare le proprie memorie, di non cancellare le tracce delle sofferenze subite dal proprio popolo. L’Istituzione del “Giorno del Ricordo” vuole essere un modo per affrontare in maniera condivisa le cause e le responsabilità di quanto è accaduto e per superare tutte le barriere di odio, diversità e discriminazione.
L’Italia non può e non vuole dimenticare, facciamo tesoro del passato per costruire un futuro dove la violenza, l’odio, siano un doloroso ricordo. Lo dobbiamo a noi stessi, ma sopratutto ai giovani verso i quali abbiamo il compito di trasmettere la conoscenza della storia, se pure a tratti disumana e terrificante, affinché mantengano la memoria facendosi loro stessi testimoni e crescano nel rispetto assoluto e incondizionato della dignità umana.
Il lavoro della memoria non ammette distrazioni, ma chiede a tutti la massima coerenza per essere sentito e vissuto ogni giorno. Se saremo capaci di costruire il ricordo ogni giorno, e non solo in questa occasione, se il ricordo sarà una guida dei nostri comportamenti, vuol dire che avremo compreso le atrocità di quanto accaduto. La verità è dolorosa, ma ci consente di ripartire , di ricominciare per costruire un futuro di comune progresso, in nome della democrazia e della libertà.
Riportare alla luce la storia di questi luoghi, significa restituire la verità alla storia. E’ importante che nelle scuole si ricordi l’umanità e la sofferenza di coloro i quali hanno vissuto quel male, perché per troppi anni si è taciuta la verità sulle foibe e i profughi.
Ricordare oggi quel giorno e quel periodo storico vuol dire cercare di capire perché di tanto orrore, di tante vittime innocenti, di tanti delitti perpetrati, di tanto silenzio e di tanta indifferenza da parte di chi sapeva.
Bisogna saper dire basta alla guerra, basta all’odio. Questa nostra Europa unita è la prova che ciò può essere fatto, che i sogni, anche i più audaci, possano realizzarsi.