Convegno a Firenze: la Prima Guerra Mondiale vista dalla parte delle vittime
Un’apertura del tutto nuova al tema dell’invalidità tra le due guerre mondiali ha caratterizzato il convegno “Guerra e disabilità: i mutilati italiani e i conflitti mondiali” che si è tenuto presso la magnifica Casa del Mutilato di Firenze, organizzato dall’Anmig Toscana insieme con il Centro Interuniversitario di Studi e Ricerche Storico-Militari.
Due giornate di studio intenso e assai proficuo, in cui professionalità e interessi diversi hanno potuto confrontarsi ed avviare un dialogo storico-scientifico che sicuramente, a detta di relatori ed organizzatori, porterà a ulteriori ricerche ed incontri.
I temi trattati sono andati da “Emozioni e corpi mutilati”, di Vanda Wilcox, a “Storie di ciechi della Grande Guerra”, di Martina Salvante, a “Esistenze mutilate. Tracce dei folli della Grande guerra nelle carte degli archivi manicomiali” di Andrea Scartabellati, a “L’Anmig: fra il suo Manifesto (1918) e i suoi primi due decenni”, di Ugo Pavan Dalla Torre.
“Cure e protesi per i mutilati: esempi di riabilitazione”, è l’argomento trattato da Fabio Montella, mentre Pierluigi Pironti si è soffermato su “L’evoluzione delle pensioni di guerra italiane dalle origini fino all’avvento del fascismo”. Paolo Francesco Peloso ha parlato di “Guerra e psichiatria
tra primo e secondo conflitto”. A concludere gli interventi è stato Filippo Masina con “La Repubblica delle pensioni”.
L’approccio scientifico e l’approfondimento di ognuno degli interventi, non sono andati a discapito di una facile intellegibilità del discorso. E nei suoi ringraziamenti finali il Presidente Anmig della sezione fiorentina Marco Grassi ha voluto sottolineare proprio questo punto: “c’è stato regalato un linguaggio divulgativo con contenuti di alto valore scientifico”.
La giornata inaugurale si è aperta con il saluto del Presidente Nazionale Anmig, Claudio Betti.
Il taglio innovativo dato ai contenuti del convegno e l’ennesima concretizzazione degli intenti precipui dell’Anmig, sono gli argomenti su cui si è maggiormente soffermato.
Gli sforzi congiunti di relatori ed organizzatori hanno dato nuovo impulso, ha detto il Presidente Betti, a ciò che la nostra Associazione ha sempre significato e vuole continuare a significare: un ente portatore di memoria, una memoria personale da divulgare, una memoria storica da approfondire, una memoria che cresca nella condivisione.
Una memoria che, in ultima analisi, è l’unica arma possibile contro il ripetersi della tragedia della guerra. E il fatto che l’Europa, ha continuato Betti, stia vivendo lunghi anni di pace, non può farci paghi, nel mondo, infatti, come ha ricordato recentemente Papa Francesco, ci sono più di settanta focolai di guerra che ci fanno ancora chiedere “ma l’umanità dove è andata a finire”?
L’essenzialità della trasmissione della memoria è stata sottolineata anche dal Generale Donato Salvucci della Sanità Militare, da Frulli dell’Associazione Vittime Civili di Guerra di Firenze e ancora da Rita Nencioni del direttivo sezionale Anmig.
Nicola Labanca professore ordinario di Storia contemporanea all’Università di Siena e Presidente del Centro Interuniversitario di Studi e Ricerche Storico-Militari (un centro che coordina le attività di dodici atenei italiani) ha introdotto e moderato i lavori della prima giornata. Un seminario così strutturato ha costituito una prima occasione a livello nazionale ed ha riunito tutti, o quasi, gli studiosi sul tema. Un convegno che, pur celebrando la Prima Guerra mondiale, si è occupato delle vittime andando in controtendenza rispetto agli attuali studi italiani. L’invalido di guerra è scomparso dall’orizzonte visivo della società eppure scrivere la storia della disabilità è scrivere la storia della società e della politica.
“Associazioni Combattentistiche e studiosi devono lavorare insieme, non c’è altra via” ha affermato Labanca.
Il corpo come oggetto di studio è stato lungamente trascurato, eppure è totalmente implicato nelle guerre. Bisognerebbe delineare una storia delle emozioni. La capacità dei ciechi di guerra di operare nel mondo con consapevolezza, attivismo e protagonismo. Come e quando si rivela la pazzia nei soldati della Grande Guerra? In cosa consistevano le cure? Quali sono le conseguenze per i familiari? la Prima Guerra mondiale costituì un importante punto di frattura soprattutto per quanto concerne la disabilità. La modernità degli armamenti produsse infatti un gran numero di invalidi che, a partire dal momento del loro congedo dal servizio militare, dovettero reinserirsi nella società civile, con la pesante eredità delle menomazioni subite. La contraddizione tra l’essere in un luogo spaventoso come il fronte e lo stare in un dovere patriottico. Le barriere sociali, militari e politiche erette difronte ai disabili. La gerarchia dell’eroismo nella prima pensionistica di guerra. L’incompetenza dei medici al fronte. Carenza ed eccellenze nella storia protesica.
La lontananza, la nostalgia, lo spavento improvviso, lo stress continuo, il rifiuto della psichiatria del tempo ad ammettere le emozioni come cause scatenanti della malattia in favore di un discorso giocato tutto su predisposizione e familiarità. La natura risarcitoria delle pensioni di guerra, le varie riforme pensionistiche ed il loro peso. Specificità italiane e comparazioni con il resto d’Europa.
Questi alcuni degli argomenti che, insieme ai molti altri trattati, hanno dato vita ad un lungo scambio di conoscenze e gettato il seme per ulteriori ricerche le cui tappe seguiremo da presso.
L’Anmig non ha intenti meramente autoreferenziali, dunque, e sta mettendo in atto della buona politica culturale anche tramite strette relazioni con le altre Associazioni confederate, ha evidenziato il Vicepresidente Anmig di Firenze Alessandro Sardelli.
Per un approfondimento dei temi toccati rimandiamo alla pubblicazione degli abstracts gentilmente concessi dai relatori:
Abstract Paolo Francesco Peloso, Abstract Filippo Masina, Abstract Pierluigi Pironti, Abstract Martina Salvante, Abstract Ugo Pavan Dalla Torre, Abstract Andrea Scartabellati, Abstract Vanda Wilcox, Abstract Fabio Montella
Lorenza Fabrizi