Falconara ricorda Claudio Palloni
Si è svolta la cerimonia di intitolazione della sede dell’Associazione Nazionale Mutilati e Invalidi di Guerra di Falconara al tenente colonnello dei Bersaglieri Ruolo d’Onore prof. Claudio Palloni, reduce di El Alamein, fondatore nel 1946 e Presidente per decenni della sottosezione falconarese. Il Prof. Palloni ha ricoperto incarichi di responsabilità anche come Presidente della Sezione di Ancona, nonché componente del Comitato centrale e della Direzione nazionale della stessa Associazione.
Alla manifestazione è intervenuta la fanfara dei Bersaglieri ”La Marmora “di Ostra e Jesi delegazioni Anmig delle Marche, le Associazioni combattentistiche e d’arma provenienti da tutta la regione e dal territorio cittadino.
Numerosi i presenti alla funzione religiosa in rappresentanza delle autorità militari e civili, i concittadini e gli amici che negli anni hanno apprezzato e stimato le doti di umana generosità del prof. Palloni.
Fra coloro che si sono alternati per ricordare l’uomo, il cittadino, il combattente e l’amico: il sindaco della città, il Presidente Nazionale dell’Anmig, Bernardo Traversaro, la presidente Anna Ausili e il segretario Claudio Astolfi dell’Anmig locale, la figlia Rita.
La manifestazione è proseguita con un corteo cittadino che si è snodato dietro la fanfara fino alla sede della sezione, dove è stata scoperta la targa opera dell’artista incisore falconarese Lanfranco Lanari. Il compito di togliere la bandiera che fino all’ultimo ha celato la targa è stato riservato al Presidente nazionale e a una giovane studentessa, Chiara Casagrande, come rappresentante degli iscritti alla Fondazione, fortemente voluta ed incoraggiata dallo stesso Claudio.
Di seguito riportiamo il ricordo della figlia Rita e di Chiara Casagrande.
In un giorno di settembre, splendente di sole, te ne sei andato. Da combattente valoroso, senza arretrare di fronte all’ennesima sfida che la sorte proponeva.
Fino alla fine hai vissuto la tua vita, affrontando la malattia degli ultimi mesi con lo stesso spirito che nel 1941 ti aveva spinto a partire volontario tra i bersaglieri dell’8° reggimento in Africa settentrionale, giovane ventenne pieno di sogni e di ideali.
La guerra, con il suo graffio profondo, ti ha segnato il fisico, ma non fiaccato l’animo. E da reduce, con più forza e convinzione, sei stato il testimone dell’amore per la Patria, della lealtà e del coraggio attraverso l’impegno instancabile che fin dal 1946 ti ha visto protagonista nell’ambito dell’ANMIG, fiero di appartenere a quella che consideravi una seconda famiglia. “La bella famiglia del sacrificio” come eri solito dire.
A molti, giovani e meno giovani, hai saputo parlare con semplicità anche di verità scomode, rendendo accessibile a tutti quel patrimonio di esperienza e saggezza, frutto di una vita che ha attraversato quasi un secolo di Storia.
Vera pietra vivente della memoria per coloro che hanno potuto ascoltare le tue parole.
Negli ultimi anni, con sofferenza, notavi che gli animi erano ancora esacerbati, i semi di quell’odio, che spinse fratelli ad armare la mano contro altri fratelli, ancora non distrutti e il dolore di chi aveva perduto i propri cari in battaglia considerato diverso secondo il colore della bandiera.
Tu, che nel 2002 davanti al sacrario di El Alamein avevi abbracciato i pochi reduci neozelandesi, australiani e sudafricani così come i tedeschi, tutti combattenti anche se su opposti fronti, e tutti, come te, sopravvissuti a quello fra i più terribili scontri armati della seconda guerra mondiale, non riuscivi a comprendere come non si potesse, dopo tanto tempo, rasserenare gli animi, chiudendo con il passato, ormai lontano, e tra Italiani abbracciarsi con amore.
Non ti arrendevi, e con speranza hai guardato ai giovani delle scuole in cui spesso eri chiamato a raccontare i ricordi di guerra.
A loro, a conclusione degli incontri, rivolgevi l’appello più accorato: ”Ragazzi, io che sono un uomo che ha combattuto in guerra dico a voi: la guerra è un’esperienza terribile. Siate portatori di pace”.
A me, che ti sono stata accanto a lungo, rimane il ricordo del tuo esempio coerente di Uomo e Padre che ha saputo camminare nel mondo con immensa generosità d’animo, presente per chiunque si rivolgesse a te con un suggerimento, un motto di spirito, una parola di conforto, un gesto gentile.
Ma, soprattutto, resta il dovere e l’onore di rendere omaggio alla tua memoria continuando a diffondere il messaggio che a te, uomo di guerra, stava più a cuore: la pace, la pace per gli uomini della Terra.
Buon viaggio, papà, dovunque tu sia.
Tua figlia
Mi chiamo Chiara Casagrande. Ho 14 anni e frequento la 4^ ginnasio al liceo classico di Jesi.
Ho avuto modo di conoscere il Prof. Palloni in varie occasioni associative, ma in particolare ho ascoltato la Sua testimonianza quando è venuto nella mia classe in 3^ media a Monsano.
Siamo entrati subito in sintonia, forse anche perchè entrambi amavamo mettere su carta le nostre impressioni, i nostri sentimenti, il nostro vissuto (anche se così diverso). Di lui mi ha colpito la vitalità, la giovialità che di solito in una persona della sua età si va affievolendo mentre in Lui era ancora indomita molto più che nei giovani che hanno la mia stessa età. I suoi consigli benevoli e saggi mi accompagneranno come il ricordo della Sua anima Libera.
A N I M A L I B E R A
Il ricordo di quegli occhi cangianti,
fieri, pieni di vita
gli zigomi marcati
e le rughe evidenti ai lati della bocca,
di un uomo che non ha smesso mai di sorridere
e che non ha perso mai la speranza
i capelli di un bianco candido
come la sua anima
e poi le mani forti, ben salde sulla sua penna,
quella che lui sapeva essere
l’arma più forte e pericolosa
in una guerra…la conoscenza.
Il corpo per molti non è altro
che l’impedimento dell’anima,
per lui era un mezzo dal quale scaturiva
la nostra condizione umana, il prolungamento dell’anima
parte integrante del disegno Divino.
Le Sue parole parabole
i Suoi consigli inspirazioni
i Suoi racconti epopee
le Sue imprese gesta
i Suoi ideali esemplari
la Sua persona eroica.
Chiara Casagrande
Il Presidente nazionale Traversaro scopre la targa