Giorgio Morigi artista nella Ravenna degli anni trenta, curriculum eccellente per la futura Casa del Mutilato
Pubblichiamo con piacere il recente articolo del socio dell’ANMIG di Ravenna, Prof. Gianni Morelli.
“In una lettera inviata al presidente della Sezione Mutilati di Ravenna il 20 agosto 1938 Giorgio Morigi, che ha compiuto da poco i trent’anni, impagina il proprio curriculum e lo fa nel modo che gli era proprio: generoso, forse un po’ spavaldo, ma con coscienza dei propri meriti, non riuscendo a coprire del tutto il velo di solitudine che ha sempre circondato la vita di questo artista solitario. Scrive: “a conoscenza del progetto per le decorazioni della erigenda Casa del Mutilato di questa città mi pregio mettere a sua disposizione l’opera mia per quanto può riguardare le decorazioni stesse. Sono disposto a presentare bozzetti per le medesime, da tema, dimensioni o disegni che mi si volessero trasmettere. Non desidero che l’opera mia venga retribuita, mi è sufficiente il rimborso delle spese. Ligio ai comandamenti del Duce, scarto le così dette raccomandazioni autorevoli e mi presento da solo. Ho trent’anni, un attivo di XIX esposizioni di cui due internazionali, due nazionali, una nazionale all’estero a Buenos Aires per invito, cinque regionali, cinque provinciali, due personali ed altre minori. Gli istituti d’arte da me frequentati sono: Accademia di Belle Arti a Ravenna e Regia scuola dell’Arte della Medaglia a Roma presso la quale ultima vinsi, in seguito a concorso nazionale, la borsa di studio per tutta la durata dei corsi”.
La sua ultima opera, destinata proprio alla Casa del Mutilato di Ravenna, Giorgio Morigi l’ha potuta soltanto abbozzare: una gigantesca maschera di Medusa, tragica e al tempo stesso sorridente, del sorriso di chi muore per tetano o per il veleno che i serpenti della sua criniera le hanno appena inoculato. E per tutto il viso una smorfia come di sorpresa, perché Medusa si sente avvelenare da qualcosa che viene da dentro di sé, quasi che la forza mostruosa del Male sia riuscita a superare il controllo che lei pure esercitava con la propria volontà.
Un’allegoria geniale del Male che una volta scatenato non può più essere fermato, forse ispirata da un oscuro presentimento: lo stesso che gli aveva fatto esclamare, dopo essere inciampato sui tre scalini di casa al momento della chiamata alle armi “questa volta non torno più indietro…”. Giorgio Morigi partì volontario nel corpo dei paracadutisti verso il fronte greco-albanese e il 17 giugno 1941 morì ad Aliki, in combattimento. Aveva trentatré anni, l’età in cui la morte ama stroncare il fiore dei giovani che il destino ha dotato di particolare talento artistico. E in effetti Morigi dalla vita aveva ricevuto molto: era bello, generoso, versatile nelle arti ed esuberante quel tanto che serve per imporsi ad una crescente attenzione.
Tra avanguardia e tradizione. Negli anni Trenta – ha scritto Federico Zeri – si è realizzata l’unificazione linguistica, in arte, tra avanguardia e tradizione, grazie al contributo fondamentale di Mario Sironi, figlio del Futurismo e della Metafisica. La sua opera di organizzatore ed animatore culturale ha consentito la convergenza unitaria delle arti in una forma che tenesse conto dei valori plastici e dinamici del Futurismo e della vibrazione luminosa, originaria ed incombente della Metafisica.
La verità di Giorgio Morigi sta tutta dentro e con pieno merito in questo panorama dell’arte e se non ci fosse stato rapito così presto, oggi lo saluteremmo come un artista che ha cercato di identificare e di attualizzare la persistenza della tradizione dentro la nuova ideologia italiana. Attorno ai trent’anni, assumendo indifferentemente come soggetti tipi umani universali (Lo Sfregiato, l’Alienato Cieco) ovvero personaggi in carne ed ossa, protagonisti della stagione fascista (Italo Balbo, Costanzo Ciano, Ettore Muti, fino al capolavoro intitolato al Grande Mutilato d’Italia Carlo Delcroix) Morigi propone ormai forme a un tempo imponenti, severe e popolari, in sintonia con le medesime istanze di Carrà, Funi, Sironi e Rosai e la sua stilizzazione cercherà di comporre armonicamente varie esigenze: dalla saldezza plastico-volumetrica, al recupero del classicismo formale, alla significazione simbolica.
Nel suo lavoro di raffinato scultore egli ha sempre inseguito la cometa della bellezza femminile, disegnandola e modellandola nelle pose più variate: a figura intera, di torso, di busto, la sola testa di fronte, di scorcio e di profilo; a bassorilievo e a tutto tondo e celebrandola infine e superbamente, nella produzione medaglistica. A inizio carriera sono, ancora una volta, i disegni e soprattutto le caricature a segnalare i prodromi di una tale passione: donne schizzate velocemente, con pochi tratti, su fogli volanti di bloc-notes che sempre aveva in tasca, in qualunque luogo si trovasse.
A diciannove anni, sul treno diretto Venezia-Roma, di ritorno da un concorso, sotto il disegno annota: «Il lupo perde il pelo… non il vizio… occhi viola … labbra di carminio». Scultura e medaglistica sono le arti nelle quali egli riesce, con più felice sensibilità, a far emergere le nascoste ombreggiature del carattere femminile. Le medaglie, leggere come farfalle, dal rilievo a volte quasi impercettibile, in cui il carattere del volto sembra provenire, più che dalla verosimiglianza, dal profondo dell’anima. Seguono i bassorilievi, i busti, le teste e le medaglie che non hanno nome, ma egualmente di bellezze femminili nelle quali si intuisce il contatto quasi intimo che lo lega a modelle, amiche, innamorate ed amanti. E come non comprendere e facendoci forse sorridere quando la vedova romana Letizia Mané, locatrice del giovane Morigi al tempo della frequentazione della Scuola della Medaglia, nel novembre 1931 interrompe definitivamente la corrispondenza col Nostro, per un bisogno «di pace e tranquillità d’anima che non ho più».
Gianni Morelli”.
(articolo pubblicato su: https://www.ravennanotizie.it/rubriche/ravenna-fermo-immagine/2024/06/27/ravenna-fermo-immagine-22-giorgio-morigi-artista-nella-ravenna-degli-anni-trenta-curriculum-eccellente-per-la-futura-casa-del-mutilato/)