Grande Guerra, lo storico Fabio Bettoni all’Anmig di Foligno

17 Giugno 2015, pubblicato da

A cent’anni dalla Grande Guerra, lo storico Fabio Bettoni illustra la situazione politica cittadina alla vigilia del conflitto

L’assemblea annuale dei soci della sezione folignate dell’Associazione Nazionale Mutilati ed Invalidi di Guerra (Anmig) è stata, sabato 23 maggio, plurimo motivo di interesse per la città. Oltre ad approvare i bilanci consuntivo e preventivo, l’Anmig ha provveduto ad aprire ad appassionati di storia e studenti la propria sede (la Casa del Mutilato in Corso Cavour, intatto esempio di razionalismo modernista, nelle strutture e negli arredi). Gli astanti hanno quindi potuto apprezzare la relazione conclusiva del professor Fabio Bettoni. In essa, lo storico folignate, intervenuto in qualità di socio e consigliere della Deputazione di Storia Patria per l’Umbria (la più antica istituzione pubblica per la ricerca e la documentazione storica della nostra regione – e tra le più antiche dell’Italia unitaria), ha tracciato una panoramica della situazione sociale e politica a Foligno alla vigilia della Grande Guerra.

Principale tema dell’intervento è stata la necessità, come nello stile di Bettoni, di discernere, specialmente a fronte di un pubblico meritevole e anche composto di giovani, tra luoghi comuni e verità documentata, tra ideologia e fatti, tra cause e conseguenze. Diversi i piani di lettura di un periodo, quello della Grande Guerra, complesso e pregno di echi e ripercussioni: «Il primo – ha iniziato Bettoni – ci consente di sgombrare il campo dalla credenza che in Storia esistano blocchi granitici: è giusto, ad esempio, definirla per noi Guerra del ’15-18? Non proprio. Voglio significare che questo grande evento è stato in realtà preparato da almeno altri due fatti di non poco conto e che hanno entrambi per oggetto l’Impero Ottomano: la Guerra di Libia del 1911 e quella dei Balcani del 1913. Gli esiti del primo conflitto mondiale, inoltre, si sono prolungati in Italia oltre gli anni Dieci, almeno sino al 1924, quando il fascismo ha mostrato il suo vero volto. Il secondo aspetto da non sottovalutare è quello delle relazioni diplomatiche, ma è un ambito ancora poco esplorato. Infine, è bene ricordare come ogni guerra abbia un retroterra politico, nel senso ideale e culturale del termine. Questo aspetto è quello che qui maggiormente ci interessa».

Da qui Bettoni inizia infatti una rassegna dei fatti nazionali che hanno ripercussioni in ambito locale. A cominciare dal rapporto tra interventismo e neutralismo: «Gli interventisti alla vigilia del conflitto erano un’infima minoranza. Ma tra il luglio del ’14 e il maggio del ’15 costringono la maggioranza all’intervento. Fondamentale in tal senso è il ruolo della stampa nell’amplificare la masnada vociante fino al rango di voce della ragione». Ma chi sta dalla parte dell’intervento, allora? «I nazionalisti, che lamentano un “Risorgimento mutilato” e propugnano una più grande Italia. A Foligno sono attivissimi, stampano un periodico quindicinale (L’Alfiere) e finiranno poi per ingrossare le fila del fascismo; gli irredentisti, che come i primi piangono un Nordest incompleto e irredento, ma che con Battisti e Filzisono portatori di ideali democratici; una piccola componente anarchica, che nella guerra vede la speranza dell’ultima distruzione di ogni forma di Stato e in ispecie delle istanze che fanno capo all’alta finanza (ritroveremo in camicia nera anche loro); una minoranza socialista (anch’essa irredentista e democratica), i cui nomi di spicco a livello nazionale sono Bissolati, Bonomi e Boselli (che sarà Primo Ministro dopo Salandra). A Foligno su queste posizioni troviamo Silio Fazi, fratello dell’on. Francesco. A guerra finita e a regime instaurato, Silio diverrà antifascista, tanto da risultare, nel 1943, tra i fondatori di quel Comitato Clandestino Antifascista che poi approderà nel Cln); infine ci sono i repubblicani interventisti, a Foligno rappresentati da Guglielmo Piccio, ex garibaldino, e dall’avv. Giuseppe Leonelli, che parte volontario dopo il 24 maggio e di lì a poco muore in combattimento, condividendo l’esito di Benedetto Bechelli, Raffaele Solani e Alessandro Pelliccioli». Sono quindi quattro gli interventisti folignati di spicco che non tornano a casa. Molti di più, quattrocento circa, i coscritti folignati morti durante il conflitto: quasi tutti di pianura e di montagna, più contadini che cittadini. «Le guerre che i folignati conoscevano sino ad allora dal racconto dei padri e dei nonni – continua Bettoni – erano state guerre di volontari, le imprese care al Risorgimento. Ma stavolta si trattava di una guerra di coscritti, di gente che nella maggioranza dei casi non sapeva dove andasse, cosa l’aspettasse, per quale patria combattesse». Il no alla guerra rappresentava il fronte più ampio, si è detto. Anche a Foligno? «La maggioranza neutralista era vasta, ma variegata. La maggior parte della gente viveva inconsapevolmente; l’unico no consapevole era a Foligno quello dei socialisti, con Tito Marziali, Francesco Innamorati e Ferdinando Innamorati. Le cronache registrano, in città e a Spello, continui scontri con gli interventisti durante le “radiose giornate di maggio”. Un discorso a parte lo merita la Chiesa: un’istituzione fondamentalmente neutralista, ma con alcune problematiche interne. Precisiamo innanzitutto che la guerra, scoppiata già da quasi un anno quando l’Italia è ancora neutrale, è un conflitto tra cristiani, invocanti tutti lo stesso dio, a difesa della loro patria e contro la patria altrui. Per il papa Benedetto XV è un dramma. Austria e Francia sono entrambe cattoliche, ad esempio. Che parte prendere? Naturalmente quella del pacifismo. L’8 settembre del ’14, a pochi giorni dal suo insediamento, Benedetto promulga un messaggio che per me ha più valore di quello famoso de “L’inutile strage”: egli chiede ai cristiani come possano combattersi l’un l’altro. Il tutto in un contesto politico, quello italiano, in cui la Chiesa non è ancora riconosciuta e i nazionalisti tacciano il clero di antipatriottismo. A Foligno tale situazione presenta caratteri particolari: la massoneria, che va ricostruendo proprio in quel tempo la loggia in via Santa Margherita (col nome di una data: quel “14 settembre 1860” che è l’ingresso dell’esercito sabaudo in città e la fine del potere temporale della Chiesa), si riconosce in Ettore Ferrari, già deputato di Foligno, Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia, un acceso polemista, interventista e anticlericale (è l’autore della statua di Giordano Bruno a Campo de’ Fiori, per intenderci). Il controcanto è offerto dalla redazione della Gazzetta di Foligno, antimassonica, antisocialista, fedele al papa pacifista, ma con un grande afflato patriottico, tanto che con il 24 maggio potrà inneggiare alla Patria, senza contraddire il papa». Dove si giunge, infine, con l’entrata in guerra dell’Italia? «Tutte le energie si raccolgono – conclude Bettoni – in una serie di comitati per la guerra, organizzati in quello di “Mobilitazione Civile”, promosso dal Comune di Foligno a svolgere diversi compiti: raccogliere fondi per i familiari dei soldati poveri; organizzare le sarte per la creazione di vestiario utile alle truppe; spedire beni per i combattenti al fronte; armonizzare i servizi pubblici cittadini, soprattutto i rifornimenti annonarî; accogliere e confortare i soldati feriti e i profughi».

Maurizio Coccia

 

IL RINGRAZIAMENTO DELL’ANMIG

Alla chiarissima conversazione del prof. Fabio Bettoni sulla politica cittadina di Foligno alla vigilia del conflitto mondiale 1915-1918, così saggiamente relazionata dal prof. Maurizio Coccia, non può che essere indirizzato il migliore ringraziamento da parte dell’Anmig di Foligno.

Quando abbiamo, come tutti gli anni, organizzato l’Assemblea annuale dei Soci della Sezione di Foligno, non abbiamo infatti avuto alcuna esitazione ad invitare il nostro concittadino Socio e Consigliere della Deputazione di Storia Patria per l’Umbria, proprio perché certi di un suo intervento puntuale, preciso e circostanziato che avesse tenuto con grande attenzione silenziosa l’intera platea dei convenuti.

La nostra Associazione, portatrice instancabile dei grandi valori di pace, di fratellanza e di testimonianze dei due conflitti mondiali, rinnova quindi il suo più sincero senso di gratitudine al prof. Fabio Bettoni per il suo intervento ed al prof. Maurizio Coccia che ne ha relazionato il contenuto.

A conclusione, nel merito del pacifismo, che fondamentalmente ci caratterizza, ci piace qui riportare un passo del messaggio promulgato da Papa Benedetto XV, l’8 Settembre 1914, quando cita: “pacificans per sanguinem crucis eius sive quae in terris, sive quae in caelis sunt”. Come esortazione alla conciliazione ed a vincere ogni contesa.

La Vice Presidente Anmig  Sezione di Foligno

Fiorella Agneletti