Incontro con il Presidente della Repubblica per il 77° anniversario della Liberazione

22 Aprile 2022, pubblicato da

Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha ricevuto questa mattina al Quirinale una rappresentanza delle Associazioni Combattentistiche e d’Arma, nella ricorrenza del 77° anniversario della Liberazione.
Questo il discorso che ha tenuto il Presidente Claudio Betti:

“Signor Presidente, desidero innanzitutto rivolgerLe il mio profondo ringraziamento e quello di tutta la Confederazione Italiana fra le Associazioni Combattentistiche e Partigiane per l’incontro odierno che ci permette di onorare la storia e il ruolo del popolo italiano.

La Confederazione è nata dal proposito di portare avanti con un’unica voce la difesa e l’attuazione dei valori sanciti nella Carta Costituzionale a partire dal ripudio della guerra, ponendo al centro la pace quale valore assoluto.

La sua attività, con carattere fortemente didattico-culturale rivolta alle giovani generazioni, ha come elemento centrale quello di far conoscere, spiegandoli, i valori che sono contenuti nella nostra Carta Costituzionale, nata dalla lotta contro il fascismo ed il nazismo, e come sia necessario difenderla dagli attacchi che tenderebbero a svuotarla, facendole perdere il forte significato antifascista che ne costituisce le radici.

Ma oggi purtroppo nel nostro continente, che era riuscito per la prima volta dalla fine della seconda guerra mondiale a vivere un lungo periodo di pace (nonostante la drammatica esplosione della guerra nei Balcani negli anni ’90) rafforzato ulteriormente dopo il superamento dei due blocchi contrapposti della cosiddetta guerra fredda, sono riemerse le ambizioni imperialistiche che hanno caratterizzato la storia dei secoli trascorsi e ricompare tragicamente sulla scena la guerra con i suoi lutti, le sofferenze, le devastazioni e violenze di ogni tipo.

Una guerra scatenata dalla Russia per occupare la pacifica Ucraina, che oggi la vede costretta a combattere per mantenere il sacro diritto di essere un Paese libero, sovrano e autodeterminato.

L’orologio della storia è ritornato indietro di un secolo, ripetendo le logiche del nazismo e del fascismo, ovvero di una guerra per espandere il proprio potere in termini imperialistici.

Il Dottor Gino Strada, prima di lasciarci, ha ammonito: “Nella guerra non vince nessuno, nella guerra perdono tutti”. E Papa Francesco nel condannarla l’ha definita “una pazzia, una vergogna, un atto sacrilego verso l’umanità”.

Quando andiamo nelle scuole a parlare ai nostri giovani raccontando la storia vissuta da generazioni la cui vita è stata contrassegnata dalle sofferenze patite a causa della guerra, subendo forti mutilazioni nel corpo e nell’anima, ci preoccupiamo sempre di sottolineare come la follia della guerra porti soltanto lutti, devastazioni e come essa produca anche un terribile abbrutimento della specie umana. Il sogno più profondamente umano è quello della pace. Esso scaturisce dalla sorgente più genuina del nostro essere. È radicato nell’uomo e umanizza.  La pace non deve essere intesa solo come una mancanza di guerra, perché la pace non è mancanza, ma pienezza, realizzazione completa delle nostre profonde aspirazioni.

Posso aggiungere che è il rifiuto radicale della guerra, in quanto essa costituisce lo stravolgimento e la negazione dell’umano. Lungi dall’esser uno stato di inerte e noiosa quieta, la pace è sovrabbondante ricchezza di vita, luogo di felicità e creatività.  Una delle più funeste illusioni è che i nodi politici più intricati possono essere sciolti solo con la guerra.

Ma se con le armi si tenta di risolvere un problema, altri imprevedibili se ne aprono, creando la condizione per nuovi conflitti, una spirale perversa, come la storia ampliamente e dolorosamente dimostra.

Abbiamo alle spalle due guerre mondiali, nate nel cuore dell’Europa, che hanno in sé la negazione e l’affossamento dei valori che l’hanno resa grande. È necessario credere che quello della pace non sia un sogno, ma una concreta speranza, fondata nei nostri desideri più profondi e genuini, quelli che ci fanno davvero essere uomini liberi.

Al termine di ogni esperienza educativa avvertiamo quanto sia importante avere fatto questa scelta perché non solo può arricchire gli altri ma certamente può far bene a noi stessi.

Nella giornata di oggi vengono alla memoria le tre date fondamentali della storia nazionale: 17 marzo, 25 aprile e 2 giugno.

Date che raccontano il percorso comune di un popolo. Date che segnano unità, lotta per la libertà e raggiungimento della democrazia.

Nel 1861, quattro giorni prima dell’inizio della primavera, l’Italia ha ritrovato l’Unità dopo secoli di divisioni. Il 25 aprile 1945 il Paese è tornato libero: libero dalla dittatura e dall’occupazione nazifascista.

Una data che segna la rinascita dell’Italia. Il Giorno in cui l’Italia, concludendo una sorta di secondo Risorgimento, ha intrapreso un breve cammino verso l’istituzione della Repubblica.

Un’istituzione che, con il voto popolare del 2 giugno 1946, ha portato il Paese alla democrazia.

Sono queste tre date che marcano gli eventi maggiori della storia unitaria del Paese. Date che hanno formato il Paese e che devono essere celebrate per il loro valore unificante.

Tra queste date è il 25 aprile ad essere centrale per calendario e per ruolo.

In quel giorno l’Italia ha chiuso il periodo delle divisioni e delle lotte. Da quel giorno si è affermato il confronto democratico come mezzo di risoluzione dei conflitti.

Quel 25 aprile 1945 tutto il Popolo italiano, dopo venti lunghi e drammatici mesi, lottò come un’unica forza per il ritorno della libertà nel nostro Paese.

Erano donne, uomini, giovani, sacerdoti, militari, che si unirono ai partigiani per cacciare l’oppressore, credendo fermamente nei valori di libertà, di democrazia, di giustizia sociale che, qualche anno dopo, portarono alla nascita della Costituzione Italiana, che ha voluto – come da Lei, Signor Presidente, più volte ricordato – segnare un discrimine netto tra l’umanità e la barbarie, con il riconoscimento di eguali diritti e dignità ad ogni persona.

Ricordare la Liberazione è un invito costante e stringente all’impegno e alla vigilanza e il 25 aprile non è solo recuperare una tradizione, ma affermare le nostre origini e, al tempo stesso, tramandare la Memoria della nostra Storia e ricordare il forte attaccamento e la fedeltà agli ideali di democrazia e libertà per i quali tantissimi uomini e donne, hanno combattuto fino al sacrificio della propria vita.

Celebrare il 25 aprile 1945 significa, per tutti noi, ribadire il valore storico, politico e civile di una data che, nel nome della libertà, segnò per l’Italia l’avvio di un’epoca nuova e va sempre ricordato che non può esistere democrazia e autentica libertà nei Paese in cui si continua a negare pienezza dei diritti e pari opportunità per ogni donna.

Il nostro Paese, uscito distrutto dal ventennio fascista e da una guerra terribile, quel 25 aprile iniziava un percorso di riconciliazione e di ricomposizione dell’Unità Nazionale, che ancora oggi a distanza di 77 anni, costituisce un insegnamento prezioso.

Oggi ricordiamo le migliaia di connazionali che hanno combattuto nelle fila della Resistenza, di ebrei deportati e sterminati nei campi di concentramento. Le donne e gli uomini di ogni ceto ed estrazione, le famiglie che nelle loro case protessero, pagando spesso con la propria vita, i nuclei antifascisti e i custodi della Resistenza.

Oggi rievochiamo commossi quel “no” dei 600.000 soldati deportati nei lager, dei quali 60.000 non tornarono.

In questa ricorrenza in cui vogliamo riaffermare una nuova coscienza di popolo, non dobbiamo mai dimenticare coloro che resero possibile che ciò accadesse.

Penso alla coraggiosa ricostruzione dell’esercito italiano a Mignano Montelungo, all’eroismo di Cefalonia, alle Fosse Ardeatine, agli eccidi di Sant’Anna di Stazzema, di Marzabotto e al NO degli internati militari nei lager nazisti.

È quindi nostro dovere ricordare quei drammatici ed esaltanti momenti soprattutto nella giornata di oggi, perché è grazie al loro sacrificio che oggi possiamo vivere da uomini e donne liberi.

Ci tengo, in questa occasione, a sottolineare il cammino comune che unisce tutte le Associazioni appartenenti alla Confederazione; un impegno appassionato, vero, forte, che ci esorta, soprattutto in questo momento storico particolarmente difficile, ad andare avanti e a far conoscere, in particolare ai giovani, quel tragico passato con i suoi lutti e distruzioni, e la dura lotta della Resistenza, decisiva per le sorti del Paese e dell’intera Europa.

È nella memoria che ci viene restituito il significato profondo del rispetto e del senso di appartenenza alle Istituzioni democratiche, che i nostri valorosi combattenti nelle fila della Resistenza hanno amato e difeso, perché potessimo ricostruire una società capace di garantire la convivenza civile, la pace, la libertà. Non lo dimentichiamo. Mai.

Rendiamo il nostro omaggio più sincero, oggi, a tutti i protagonisti della Resistenza e alle persone comuni barbaramente assassinate per aver difeso il diritto alla libertà. Fu anche grazie alla loro scelta di coerenza e consapevole sacrificio, che fu possibile il 25 aprile del 1945.

Rinnoviamo, quindi, davanti a Lei, Signor Presidente, il nostro impegno ad operare per la difesa della Libertà dolorosamente conquistata e rivolgiamo il nostro appello alle nuove generazioni, affinché difendano la Costituzione, nata 75 anni or sono dal sacrificio della lotta di liberazione e dal sangue di coloro che morirono per la libertà di tutti.

Rivolgiamo, infine, il nostro pensiero riconoscente alle Forze Armate per il ruolo fondamentale che continuano a svolgere sia in missioni di pace in varie parti del mondo, sia per l’incessante impegno che consente a tutti noi di vivere nella libertà, nel progresso e nella pace.

La Confederazione delle Associazioni Combattentistiche e Partigiane proseguirà nel proprio impegno per la memoria degli eventi che hanno segnato l’Europa attraverso tutto il secolo scorso e per la difesa dei valori affermatisi al termine del secondo conflitto mondiale.

Nel ringraziarLa nuovamente, Signor Presidente, concludo dicendo: “Viva la Resistenza. Viva la Repubblica. Viva l’Italia”.

 

La galleria fotografica, il video del discorso del Presidente Mattarella ed il Comunicato dell’incontro sono pubblicati su: Mattarella ha ricevuto le Associazioni Combattentistiche e d’Arma (quirinale.it)