La Casa del Mutilato di Firenze negli anni della ricostruzione
La Casa del Mutilato di Firenze negli anni della ricostruzione nel secondo dopoguerra: una storia, tra solidarietà e marginalità, ancora da scrivere1
di Alessandro Sardelli
Settantasei anni fa, alla fine della seconda guerra mondiale e dopo vent’anni di fascismo, l’Italia era un paese materialmente e moralmente distrutto.
Alla distruzione di tante città e di quasi tutte le infrastutture del Paese, alla perdita di oltre 300 mila vite umane, fra militari e civili, ai disagi subiti da centinaia di miglia di reduci tornati dalla prigionia, si aggiungeva in quegli anni il peso sociale di oltre 320 mila ex soldati che erano diventati mutilati od invalidi nelle guerre condotte dall’Italia fascista e durante la guerra di liberazione; i quali andavano ad aggiungersi ai circa 500 mila mutilati ed invalidi che erano stati causati dalla prima guerra mondiale e che nel secondo dopoguerra erano ancora persone da assistere socialmente.
Insomma una situazione difficile sul piano sociale e numericamente rilevante quella dei mutilati ed invalidi di guerra nel secondo dopoguerra, che in Italia erano rappresentati dall’ANMIG, dall’Associazione Nazionale fra Mutilati ed Invalidi di Guerra che era nata nel 1917 durante la Grande Guerra con lo scopo solidaristico dell’assistenza e del reinserimento nella società civile degli ex combattenti.
L’Anmig oggi
Oggi l’ANMIG è un’associazione molto diversa da allora. Principalmente perché i mutilati e gli invalidi delle guerre combattute nel Novecento si stanno gradualmente estinguendo per motivi anagrafici. Oggi sono pochissimi quelli che hanno combattuto oltre settant’anni fa e che sono ancora in vita.
Consentitemi di mandare un saluto a quei nostri iscritti, ex combattenti, che non sono potuti venire a questo incontro per difficoltà oggettive a spostarsi da casa, data l’età avanzata. Due giorni fa ho parlato con uno di loro, che fino a poco tempo fa faceva parte del nostro Consiglio Direttivo: Walter Dardi, che ha 97 anni compiuti e che avrebbe voluto essere qui con noi, ma poi non se l’è sentita e mi ha detto di salutarvi.
Walter fu ferito gravemente alla vigilia della battaglia di Firenze, colpito da una granata mentre trasportava delle armi per preparere l’insurrezione. Faceva parte di una SAP (Squadra di Azione Patriottica) e dopo essere stato ferito fu portato dai compagni all’Ospedale di Santa Maria Nuova, mentre l’ospedale era ancora occupato dalle SS. Fu quindi nascosto e il medico che lo vide disse che non avrebbe superato la nottata. Invece Walter è ancora fra noi: grazie Walter per quello che hai fatto!
La Fondazione
Quindi l’ANMIG, pur mantenendo il suo carattere di organismo di riferimento per i soci storici – gli ex combattenti –, che sono ancora in vita, oggi si è trasformata grazie a una Fondazione, costituita dai figli, dai nipoti e dai pronipoti degli iscritti all’ANMIG, con il compito di portare avanti l’ideale morale dell’Associazione, cioè quello di avere una società senza guerre. Per cui l’ANMIG e Fondazione oggi hanno una missione molto attuale, che svolgono prevalentemente con un’attività culturale. E questo è il motivo per il quale abbiamo aderito al Centro Associazioni Culturali Fiorentine.
La Casa del Mutilato di Firenze
Oggetto di questo mio intervento è la Casa del Mutilato di Firenze che viene realizzata tra il 1934 e il 1937, ristrutturando il Monastero camaldolese di Santa Maria degli Angeli che era stato costruito nel ‘300. Dunque se oggi siamo qui a parlare di un intervento di ristrutturazione fatto sulla Casa del Mutilato di Firenze è anche perchè si tratta dell’ultima ristrutturazione architettonica fatta sull’edificio che in origine era stato il Monastero di Santa Maria degli Angeli e che in oltre sette secoli di vita ha subito svariate e diverse ristrutturazioni.
Ma a causa del limitato tempo che ho a disposizione per fare questo intervento, non potrò parlare delle trasformazioni che hanno riguardato il monastero e nemmeno delle sue opere d’arte che oggi sono conservate dall’ANMIG nella Casa del Mutilato.
Se però qualcuno di voi fosse interessato a conoscere la storia del monastero camaldolese ed a vedere le opere d’arte che sono ancora oggi presenti nella Casa del Mutilato, può partecipare a una visita guidata che faremo prossimanente, alla quale sarà possibile partecipare scrivendo per fare la prenotazione a un indirizzo e-mail che sarà opportunamente divulgato.
Il riscatto democratico
Nel secondo dopoguerra la ricostruzione del Paese viene fatta all’insegna della democratizzazione, rispetto agli anni del regime fascista. E anche la storia dell’ANMIG nel dopoguera è una storia di riscatto democratico, dopo la parentesi di adesione al regime fascista.
Si tratta di una storia che costituisce il contesto sociale in cui si svolge la vicenda di ricostruzione materiale che sono venuto qui a raccontare. Ma si tratta di una storia ancora inedita – ancora da scrivere -, per almeno due motivi:
– in parte perché gli studiosi che si sono occupati fino ad oggi del complesso architettonico della Casa del Mutilato si sono occupati quasi esclusivamente della sua storia più antica, cioé di quella che si riferiva al Monastero di Santa Maria degli Angeli, tralasciando di studiare e di far conoscere la storia che rigurdava l’ANMIG come parte della storia del Novecento;
– ma il vero motivo di questa lacuna è che registriamo sulla storia dei mutilati ed invaildi di guerra – e forse ancora più in generale sulla storia del reducismo ex combattentistico -, un certo ritardo storigrafico.
Mi spiego meglio: anche se esistono tutta una serie di pubblicazioni su questo tema, esse sono quasi sempre di impostazione generalista e spesso hanno un carattere celebrativo; sono spesso delle pubblicazioni autoreferenziali rispetto alle stesse associazioni che le hanno prodotte. Manca insomma, ad oggi – o è abbastanza ridotta -, una storiografia critica sull’argomento; ad esempio mancano storie di carattere locale (come quelle prodotte in Italia a partire dagli anni Settanta in altri ambiti sociali e dell’associazionismo), o mancano storie riguardati vicende personali, quelle dei singoli mutilati o invalidi. E anche quando ci sono, sono quasi sempre relegate fra le pubblicazioni di narrativa memorialistica. Manca, insomma, a tutt’oggi, una storia critica fatta sulla ricerca sistematica sulle fonti dirette.
La ragione di questa mancanza può essere in parte dovuta alla difficoltà che hanno avuto i protagonisti delle vicende della guerra a parlare di loro stessi, di quello che era successo in tempo di guerra. Come se avessero avuto una sorta di pudore a raccontare quello che gli era capitato; pudore che ha accomunato i membri di diverse categorie di reduci: dagli ex combattenti, ai perseguitati che hanno vissuto l’esperienza dei campi di concentramento, ai prigionieri di guerra. Alcuni di loro hanno parlato solo dopo che erano trascorsi venti-trent’anni!
C’è poi stata anche una colpevole indifferenza sociale, da parte della classe politica e della comunità nazionale in generale. Tanto è vero che spesso i mutilati e invalidi di guerra sono dovuti ricorrere nel secondo dopoguerra alle manifestazioni di piazza per rivendicare un’assistenza migliore o l’adeguamento delle pensioni, per non essere dimenticati. E anche questa è una storia che è ancora da scrivere… Con il risultato che anche l’interesse per la storia dei reduci di guerra e in particolare dei mutilati ed invalidi è passata in secondo piano, come una storia non degna di considerazione.
Vi porto un dato: il primo convengo che ha cercato di stimolare un rinnovamento stroriografico sulla disabilità prodotta in Italia dalle guerre è stato realizzato solo 6 anni fa, nel giugno del 2015 e propio alla Casa del Mutilato di Firenze, gli atti del quale sono oggi raccolti in un volume intitolato: Guerra e Disabilità.2
Gli archivi Anmig
Ma il motivo pricipale di questo ritardo storiografico io credo che sia dovuto alla mancanza di fonti di studio, essendo ancora oggi gli archivi dell’ANMIG poco conosciuti dagli studiosi.
Su questo aspetto credo che ci sia una responsabilità anche dell’ANMIG, se pure negli ultimi anni qualcosa si è mosso, specialmente dopo il passaggio generazionale che ha investito l’Associazione.
Iniziative per la valorizzazione degli archivi storici Anmig sono sate fatte in Emilia Romagna, a Modena; altre iniziative in Lombardia; anche a Roma alla sede nazionale qualcosa è stato fatto. A Firenze stiamo realizzando, con la supervisione della Soprintendenza Archivistica della Toscana, un progetto per inventariare l’archivio storico presente nella Casa del Mutilato. La prima parte del lavoro si concluderà nel mese di dicembre ed è già prevista una seconda parte di approfondimento. Stiamo anche pensando di organizzare, probabilmete proprio qui a Firenze, un convegno nazionale di studi sugli archivi storici dell’Anmig.
La Sala IV Novembre
Ma torniamo al tema della ristrutturazione della Casa del Mutilato, come ultimo intervento strutturale su quello che era stato il complesso architettonico del Monastero di Santa Maria degli Angeli, realizzando nella ex Chiesa del convento la Sala IV Novembre, con accesso da via degli Alfani al n.39.
Prima serie di diapositive
La prima immagine proiettata è la rappresentazione ottenuta con Google Map del complesso architettonico della Casa del Mutilato di Firenze. Nell’immagine si vede il luogo dove averrà l’intervento di ristrutturazione: la chiesa del monastero che diventerà prima biblioteca dell’ANMIG e poi Sala IV Novembre.
Segue un’immagine della pianta del Bonsignori realizzata nel 1584, dove si vede che la struttura del Monastero era simile a quella di oggi riprodotta con Google Map.
Segue una planimetria realizzata nel 1937 per l’inaugurazione della Casa del Mutilato dov’é indicata la distribuzione degli spazzi, fra cui la Rotonda del Brunelleschi adibita a sala delle asemblee e la ex Chiesa del monastero adibita a biblioteca con annessa sala di lettura.
Segue un’immagine della sala di lettura e di alcuni libri che avevano fatto parte della biblioteca ANMIG nel 1937, con tanto di collocazione e di timbro di proprietà ad indicare come la loro gestione fosse stata fatta seguendo una corretta procedura bibliografica.
Segue l’immagine della ex Chiesa del monastero trasformata nel 1871 in biblioteca medica dell’Ospedale di Santa Maria Nuova, coprendo le pareti con scaffali provenienti dalla bibloteca del convento della SS. Annunziata. Quando i libri della biblioteca medica furono trasferiti nel 1937 nel nuovo complesso ospedaliero che era stato realizzato a Careggi, dove ancora oggi si trovano, la ex Chiesa del monastero diventò la biblioteca dell’Anmig utilizzando la stessa scaffalutara seicentesca che era stata utilizzata per i libri di medicina e parte dell’originario refettorio diventò la contigua sala di lettura.
Segue un’immagine di alcuni documenti dell’archivio storico dell’ANMIG di Firenze.
I documenti storici dell’archivio Anmig
Alcune vicende accadute durante il secondo dopoguerra si possono spiegare utilizzando i documenti storici presenti nell’archivio ANMIG, ma poiché si tratta di documenti inediti, ancora da studiare, mi limiterò a dare del loro contenuto solamente delle anticipazioni.
Fra questi documenti c’é il verbale della prima riunione di costituzione del Comitato di Reggenza, l’organismo che ebbe il compito di epurare l’associazione dai dirigenti che erano stati coinvolti con il regime fascista e di creare le condizioni per far nascere una nuova classe dirigente nell’ANMIG, costituendo un Consiglio Direttivo democraticamente eletto. Da segnalare che la prima riunone di costituzione del Comitato di Reggenza fu fatta il 20 luglio 1944, cioé ventidue giorni prima dell’insurrezione per liberare la città dai nazifascisti, la quale avvenne com’é noto l’11 agosto 1944. Questo significa che la riunione costituente del Comitato di Reggenza fu fatta quando la città era ancora sotto l’occupazione tedesca, a dimostrare che la liberazione di Firenze fu realizzata direttamente dalle forze antifasciste non solo come evento militare, realizzato dalle formazioni partigiane, ma anche come fatto politico sostituendo la classe dirigente in ogni attività politica ed amministrartiva della città.
Da subito il comitato di reggenza ebbe rapporti con i partiti politici antifascisti e con il CTLN, ma anche con le altre associazioni di ex combattenti. Ad esempio, appena due mesi dopo la liberazione di Firenze, nel novembre 1944 – a guerra di liberazione ancora in svolgimento per liberare l’Italia del Nord -, la sala delle assemblee dell’ANMIG, che in quel momento era situata nella Rotonda del Brunelleschi, ospitò la riunione di fondazione del Comitato di Firenze dell’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia.
Il Comitato di Reggenza restò in carica fino all’11 agosto 1945, primo anniversario della liberazione di Firenze, e il 12 agosto, appena quattro mesi dopo la fine della guerra, si tenne l’assemblea che elesse democraticamente il primo Consiglio Direttivo dell’ANMIG di Firenze nell’Italia liberata, il quale ben presto affrontò il problema di dare un nuovo assetto ai locali della Casa del Mutilato: alcune stanze furono affittate; la stessa Rotonda del Brunelleschi fu data in affitto, perché ritenuta non idonea alle assemblee a causa delle pessima acustica e probabilmente anche perchè non sarebbe stato possibile realizzare nella Rotonda quegli spazzi che sarebbero stati necessari per avere un vero e proprio teatro, come la biglietteria, il guardaroba e il foyer.
Il Consiglio Direttivo decise quindi di ristrutturare la ex Chiesa, che era stata prima la Biblioteca medica dell’Arcispedale di Santa Maria Nuova e poi Biblioteca dell’ANMIG, per farla diventare una sala per conferenze e teatro a cui fu dato il nome di la Sala IV Novembre. Si pensò addirittura di ospitare nella Sala IV Novembre la compagnia di un teatro stabile che era stato ideato per dare rappresentazioni a Firenze ed a Bologna, e che evrebbe preso il nome di “Teatro delle due Città”; iniziativa proposta dalla Società Dante Alighieri e per la quale fu creata una apposita commissione composta fra gli altri da Mario Nencioni, che sarà per diversi lustri presidente dell’ANMIG di Firenze e che allora era un giovane mutilato della seconda guerra mondiale – zio di Rita Nencioni e padre di Simonetta, ambedue nell’attuale Consiglio Direttivo -; da Angelo Vannetti, scultore di fama internazionale con opere richieste dai potenti di mezzo mondo e destinate ad essete levate di mezzo o distrutte al loro declino politico; dall’attore Raffaello Melani, che era il direttore della famosa scuola di teatro di via Laura, quella stessa scuola di recitazione che era stata diretta da Luigi Rasi e che durante il fascismo era stata una fucina di attori attraverso il Teatro sperimentale dei GUF. Mentre negli anni Sessanta il Consiglio Direttivo valuterà seriamente di poter realizzare nelle Sala IV Novembre un cinematrografo.
Seconda serie di diapositive
Immagine del primo verbale del Comitato di Reggenza, datato 20 luglio 1944.
Segue immagine della biblioteca come si presentava nel 1937 quando diventò la biblioteca dell’ANMIG e immagine della lettera scritta da Alessandro Bonsandi, direttore del Gabinetto Vieusseux, indirizzata all’ANMIG per chiedere di visionare la scaffalura della ex biblioteca al fine di poterla utilizzare per allestire nel Palazzo Strozzi una sala per conferenze: l’odierna Sala Ferri.
Segue immagine di un promemoria per la costituzione della commissione che doveva sovrintendere alla realizzazione nella ex biblioteca di una sala ad uso di teatro.
Segue immagine di una planimetria con schizzi ed appunti per modificare la struttura della ex biblioteca nel punto dove in origine c’era una grata divisoria e un’urna cinenaria, opera di Ghiberti, oggi al Museo del Bargello, che separava la ex chiesa da una sacrestia detta “delle donne e dei viandanti” con accesso dalla strada e foto del risulato dell’intervento architettonico.
Segue immagine di una lettera indirizzata all’archietto incaricato di costruire nella ex sacrestia una galleria, un gradaroba, un bar, un foyer e le foto del risultato ottenuto.
Seguono immagini della antisala dedicata al foyer, del guardaroba, della biglietteria, del piccolo bar e della scala per portare il pubblico alla galleria;
Segue immagine della facciata esterna e dell’ingresso alla Sala IV Novembre;
Segue immagine della sala quando era allestita con gli scaffali e utilizzata come biblioteca, messa a confronto con l’immagine della sala dopo la liberazione degli scafali e la costruzione della galleria.
Seguono immagini di come si presenta oggi la Sala IV Novembre, con la galleria sullo sfondo e di come si presenta la sala vista dalla galleria
Conclusioni
Consentitemi di terminare questa relazione con una riflessione conclusiva, che è anche un ringraziamento a chi ha avuto l’idea di affrontare il tema di questo incontro:
conoscere gli anni della ricostruzione dell’Italia repubblicana è importante, non solo per capire qual è stato il nostro recente passato, ma anche per sapere su quali fondamenta si basa il nostro presente e quali garanzie abbiamo per costruire un futuro migliore.