Per il centenario della nascita di Francesco Bellinaso
Ricordo di Francesco Bellinaso 29 aprile 1920 – 29 aprile 2020
Nascevi quando la pandemia della “spagnola” stava per terminare. Oggi stiamo sperimentando le restrizioni e il distanziamento sociale provocati dalla nuova pandemia del Coronavirus e non possiamo ricordarti come ci sarebbe piaciuto.
Nato nell’immediato dopoguerra, cresciuto in luoghi bagnati dal Piave, passasti la tua giovinezza sui fronti di guerra: prima quello greco albanese e poi quello russo.
Fu quest’ultimo che ti segnò maggiormente: dal luglio del 1941 fino al febbraio del 1943 fosti coinvolto nelle operazioni di guerra nell’ambito del Corpo di Spedizione Italiano in Russia (CSIR), comandato dal Generale Messe, in capo al raggruppamento di artiglieria contraerea; prima in marcia verso la Bessarabia e poi nell’autunno del 1942 nei campi di battaglia di Stalino ( oggi Ucraina) dove le truppe rimasero bloccate senza equipaggiamento, centinaia di giovani mal nutriti oltre che raggelati per le basse temperature. Il Natale del 1942 eri a Millerovo e nel gennaio successivo, quando arrivò l’ordine di ritirata e l’uscita dalla “sacca”, con molti compagni ti trovasti allo sbaraglio; feriti, congelati riceveste aiuto nelle isbe ucraine e dopo marce interminabili nella neve e nel fango agli inizi di febbraio fosti caricato in un treno di superstiti con il quale raggiungesti l’Italia, l’ospedale di Imola dove fosti curato.
La crudeltà della guerra, l’insensatezza degli avvenimenti che ha visto migliaia di giovani e il popolo tutto soccombere all’avventurismo fascista ha fatto della tua generazione quella che ha conosciuto e subito l’ultima guerra in Italia: una guerra difficile e devastante che ha diviso profondamente la società ma dalla quale ne uscì un’Italia migliore capace di risollevarsi moralmente, istituzionalmente ed economicamente.
In un paese distrutto, c’era bisogno di iniziare daccapo e di ricostruire non solo case, ospedali, municipi e luoghi di lavoro ma anche valori e relazioni; il tuo fisico portava i segni della guerra, segni che ti hanno accompagnato per tutta la vita ma che non ti hanno mai impedito di trovare negli stessi il fondamento per essere cittadino impegnato a difesa della Libertà e della Democrazia.
Avevi solo 23 anni quando nel luglio del 1943 rientravi in famiglia (come scrivevi nel tuo curriculum) a Musile di Piave e subito ti iscrivesti all’Associazione Mutilati e Invalidi di Guerra – Sezione di San Donà di Piave e iniziasti a collaborare all’attività associativa già prima del bombardamento che colpì la città nell’ottobre del 1944 e distrusse gran parte degli archivi dell’Associazione stessa.
Nell’aprile del 1945 ti iscrivesti alla Democrazia Cristiana e iniziasti un percorso di servizio civile che ti vide impegnato sia nella vita di partito che in quella di Amministratore del Comune di Musile di Piave.
Camminasti di pari passo per molti anni attraversando quotidianamente e più volte al giorno il Ponte della Vittoria, il ponte sul Piave che divide Musile da San Donà ma che per te fu un trait d’union per la tua vita professionale, associativa e familiare che si svolse in un abbraccio unico fra i due campanili.
Coincidenza vuole che i lavori di ricostruzione del Ponte della Vittoria iniziassero proprio nel 1920, anno della tua nascita.
Tanti sarebbero i ricordi da citare da quel tuo desiderio mai realizzato di tornare nei luoghi di battaglia in Russia dove peraltro conoscesti anche la solidarietà della popolazione civile a quell’impegno infaticabile riversato sulla Sezione ANMIG nel realizzare la “Casa del Mutilato” creando attorno ad essa un vero “sodalizio” e rivestendo l’incarico di Presidente dal 1957 fino al termine dei tuoi giorni nel 2006. Il tuo impegno incondizionato e la dedizione nelle aziende in cui hai lavorato come impiegato: l’Agraria Macchine a San Donà di Piave poi trasferitasi a Musile di Piave come Mailam; azienda che segnò gli inizi dello sviluppo industriale di Musile la cui proprietà non si sentì sufficientemente coinvolta nel processo di sviluppo procedendo alla chiusura e obbligando numerosi operai, tecnici e impiegati ad affrontare il percorso di ricollocazione nell’ambito lavorativo; non si può perciò non ricordare la sollecitudine con la quale ti ponesti al servizio dei tuoi colleghi in quei difficili giorni.
E ancora, gli infiniti ricordi del tuo passato come Amministratore nel Comune di Musile di Piave che ti impegnò dal 1956 al 1970 in una realtà in crescita e trasformazione ma che dovette affrontare tra l’altro la devastante alluvione del novembre 1966.
Nel 1968 fosti insignito dell’onorificenza di Cavaliere della Repubblica Italiana e nel 1993 di Commendatore.
Hai percorso tutte le vicende del “secolo breve” e ne sei stato partecipe come fosti partecipe di quel “miracolo” che fu la ricrescita morale, civile ed economica del Paese e che molto dovrebbe insegnarci nell’attuale situazione.
In questi giorni abbiamo celebrato il 75° Anniversario della Liberazione in forma del tutto inusuale: un appuntamento quello del 25 Aprile che sono certa non hai mai mancato come non hai mai mancato di partecipare ad ogni celebrazione legata alle Feste Nazionali.
Indossavi il tuo fazzoletto tricolore e andavi…..
In questo 25 aprile 2020 partecipando attraverso i social all’alzabandiera celebrato in Piazza Indipendenza a San Donà di Piave ti ho rivisto dietro lo sventolio della bandiera dell’ANMIG.
Un impegno lungo e proficuo testimone di molti avvenimenti, partecipe nella comunità, fermo nei tuoi valori e ideali: partecipasti al primo referendum costituzionale del 1946 e poco prima di concludere il tuo percorso di vita, seppur provato nel fisico, non hai voluto mancare all’appuntamento per il secondo referendum costituzionale del 2006.
Di te resta l’esempio e il ricordo del tuo senso civico, del rispetto, del credere all’amicizia e all’onestà: sentimenti che ti hanno sempre mosso nel dare aiuto agli altri disinteressatamente.
Ci resta il legame alla famiglia e alla comunità.
Luisella Bellinaso
Musile di Piave 29 aprile 2020